PEDALIAMO CON UN ANGELO. L’affetto di tanta gente per lo sfortunato giovane bresciano. Il bel pensiero della sorella Giulia

0
143

Tutti ad applaudire ANGELO. La località bresciana di Padergnone, frazione di Rodengo Saiano nel Bresciano, si è stretta attorno ad Angelo Serlini lo sfortunato corridore caduto in bicicletta e costretto su una sedia a rotelle. La seconda edizione di “Pedaliamo con un Angelo” ha richiamato la solidarietà di 500 persone di ogni età fra cui la presenza dell’ex pofessionista Marini, Tonelli e Palini tutt’ora in attività. Anche il consigliere Paolo Pioselli molto vicino alla famiglia Serlini, non ha voluto far mancare la sua presenza e quella di tutto il Comitato Lombardo.

IL PENSIERO DELLA SORELLA GIULIA SERLINI

Ci piace immaginare questa “storia” come una gara in bicicletta. Una di quelle gare che non si programmano. Una di quelle gare che non sai dove sia l’arrivo. Sai solo che non puoi smettere di pedalare perchè se lo fai, beh, allora, il tuo arrivo è lì, e non è l’arrivo a braccia alzate ed esultante di un ciclista vittorioso. È una di quelle gare fatta di domande: non sai come sarà il percorso, non sai se ci saranno salite o discese, non sai nulla. Il percorso non si conosce, non si sa nemmeno quanti kilometri bisognerà percorrere. È una di quelle gare da Giro d’Italia: fatta a tappe. La tappa della caduta: forse la più dura, la più chiassosa, la più seguita, la più piena di domande. Quella che se superi quella, stai pur certo che le tappe successive sono un gioco da ragazzi. Quella piena di curiosi e di tanti altri tifosi, quelli veri! Quelli che la gara se la guardano dall’inizio alla fine, perchè il ciclismo o lo ami con le sue fatiche o abbandoni la strada. La tappa della lontananza: quella che abbiamo sperimentato tutti, non solo il ciclista coinvolto. Quella che ci ha allontanato tutti e i 9 mesi forse non sono passati cosi in fretta. Perchè se anche Lecco era dietro l’angolo, la tappa era da concludere con i fisioterapisti, i logopedisti, i medici, gli infermieri e “La Nostra Famiglia”. La tappa del rientro: forse non è stato nemmeno così gioioso come ci si aspettava. Tutto era cambiato. Davvero tutto. Quante volte la carrozzina è andata a sbattere contro lo stipite della porta o quante volte i nostri piedi hanno assaporato le ruote scorrerci sopra. Per non parlare di tutto il resto. Poi c’è stata la tappa della scuola, degli amici ritrovati e quelli mai persi ( a cui dobbiamo tanto, forse più di quanto loro possano immaginare), della fisioterapia, del nuoto, della macchina della mamma e del papà che non stava mai ferma. E come ogni tappa che si rispetti, soprattutto in quelle di montagne, dove la fatica si fa sentire, dove le gambe non sempre reggono, ci sono i tifosi. Quelli che corrono per un pezzo accanto a te e ti urlano qualcosa, qualsiasi cosa. Un “daiiiiii, vaiiiiiiiiii, vaiiiiii”, o “manca pocoooo, tifo per teee” o semplicemente quelli che ti spruzzano con la borraccia un po’ d’acqua per rinfrescarti. O ancora quelli che si mettono quelle maschere assurde che mai nessuno capisce esattamente a che servano o quelli che si appostano col camper su per le salite perchè non abbandonano i ciclisti nella parte più dura. Ecco. Ci siamo sentiti così: incoraggiati, incitati, inseguiti e accompagnati sulla tappa della salita più difficile. Non sappiamo se le tappe sono finite, se ce ne saranno di nuove o ci saranno ricadute. Sappiamo solo che ogni giorno è una piccola vittoria. Per un piccolo miglioramento o per qualcosina sempre in più. E la vittoria è anche oggi! Meraviglioso chi ha deciso di farci staccare la bici dal chiodo e ritornare a pedalare. Grazie Don, grazie Cinzia e Francesca, grazie Rock Normal Original. Grazie alla G.S Ronco, tutta tutta, che non ci ha mai escluso dalla squadra. Lui sogna il Giro d’Italia. Noi oggi sogniamo farlo sorridere perchè riprendiamo le due ruote e pedaliamo con lui. E per oggi , ameremo i ciclisti in mezzo alla strada,  perchè per noi sono la cosa più bella che potete regalarci.

ANGELO